LA STORIA DEL PICCOLO PESCATORE BIONDO

di Viviana Guarini

C’era una volta.
Ogni fiaba che si rispetti incomincia con questo incipit.
Io invece voglio raccontarvi una fiaba moderna, di un posto incantato che esiste ancora e
che potrete visitare, ogni volta che vorrete.
Questa è la storia di Matteo, il piccolo pescatore biondo di San Cataldo, una piccola
spiaggetta dalla bellezza smisurata che si trova nella città di Bari, in uno di quei quartieri
poco frequentati d’inverno e sovraccarichi di turisti d’estate. Una spiaggetta dove l’acqua è
sempre cristallina, dove ci si emoziona al tramonto davanti a colori mozzafiato, dove è
sempre possibile sognare.
Dove il rumore del mare sovrasta quello dei pensieri.
Il mare che toglie e il mare che da, il mare che fluisce, il mare che disinfetta le ferite e
asciuga le lacrime. Il mare coraggioso, il mare che resiste ad ogni scoglio, il mare dolce, il
mare arrabbiato, il mare forte, il mare debole.
Una spiaggetta piena di cocci e pietre dalle forme più strambe ma con una forma
prevalente: quella del cuore.
Chi l’ha frequentata almeno una volta nella vita ha infatti ritrovato una pietra a forma di
cuore. C’è chi giura di aver trovato anche rami, pezzi di vetro o di carta, e persino incisioni
nella sabbia a forma di cuore.
Si narra che quei cuori siano i segnali d’amore inviati dal cielo dal piccolo pescatore
biondo di San Cataldo, protettore della spiaggia.
Matteo era un pescatore bellissimo, dai capelli biondi come quelli degli angeli e due occhi
grandi e chiari, come quelli delle pietre preziose. Amava armarsi di canna da pesca e filo e
trascorrere le calde giornate sul piccolo molo della spiaggea, mentre parlava con i pesci
che poi prontamente liberava nell’acqua dopo averli fatti abboccare. Dava loro una carezza
e gli augurava buon viaggio.
Amava tutti gli esseri viventi, quelli che si libravano nel cielo e quelli che strisciavano in
terra, quelli che scorrazzavano liberi nel mare e quelli che amavano arrampicarsi sulle
querce. Si narra che alcuni pesci facessero a gara per abboccare all’amo del piccolo
pescatore biondo solo per poter godere delle sue carezze, leggere e potentissime, così tanto
da infondere un’energia e una calma che avrebbe aiutato i piccoli pesciolini a sopravvivere
alle tempeste della vita.
Qualcuno giura di aver visto le sue mani brillare ad ogni carezza e alcuni pesci sorridere.
Un giorno, mentre Matteo era intento come tutti i giorni a pescare sulla sua piccola e
preziosa spiaggetta,arrivò un’onda grandissima, tanto alta quanto i palazzi. Lui restò lì a
guardarla da lontano senza batter ciglio. Non poteva scappare, ripeteva a chi da lontano
gli urlava di correre via, perché doveva salvare i suoi amici pesci che disperati gli
chiedevano aiuto. Si era convinto di poterli salvare tutti, uno per uno, mettendoli nei suoi
secchielli. Non le stava neanche ad ascoltare le voci che gli imploravano di fuggire via: lui
aveva una missione e l’avrebbe portata a termine a qualsiasi costo. Solo che, quella volta, il
costo da pagare era davvero troppo grande.
Non ci fu modo di convincerlo perché secondo il piccolo pescatore biondo di San Cataldo
la vita dei suoi amici pesci era importante tanto quanto la sua e non avrebbe mai potuto
abbandonarli al loro destino.
L’onda si fece sempre più vicina ma Matteo si mostrava impassibile: non si può aver paura
quando si è certi di essere venuti al mondo per un motivo ben preciso. E il suo era essere il
protettore di quella magica spiaggetta e di tutti gli essere viventi che la popolavano.
L’onda era ormai quasi a riva e Matteo la guardò a petto aperto, così come si guarda la
vita. Senza remore, senza fare neanche un passo indietro, mentre teneva per le pinne i suoi
amici invertebrati. L’onda lo travolse senza pietà, senza indugio, senza attese davanti allo
sguardo sbigottito di tutto il quartiere, che già piangeva le lacrime amare di chi sa che
avrebbe perso una stella.
Tutti ignoravano, però, che nessuno può spegnere le vere stelle e che lui, l’orsa polare di
quella spiaggia, avrebbe continuato a condurre la sua missione anche lontano dagli occhi
di tutti.
Da quel giorno chiunque per caso capiti su quella spiaggia in cerca di risposte, in balia del
dolore o bisognoso di un abbraccio, ritrova sempre un oggetto a forma di cuore. Quello,
ancora oggi, è il modo con cui il piccolo pescatore biondo protegge i suoi amici, facendosi
sentire forte con un brivido sulla pelle o una dolce lacrima dagli occhi. Questa, badate
bene, è molto più di una favola moderna. Questa è la storia dell’angelo più bello della
terra: si chiama amore.
Quell’amore capace di eliminare ogni barriera, di scavalcare ogni muro, di vincere ogni
limite. Quell’amore che guida uomini e donne ordinari, che diventano straordinari, a
lottare per il prossimo, per i suoi diritti, per la sua salvezza, per la sua felicità.
L’amore spesso assume sembianze non facilmente riconoscibili, ma trova sempre il modo
di giungere a noi e di tenderci una mano. L’amore ha il sapore della resilienza, ha gli occhi
della speranza, ha i capelli che profumano di cocco, ha le mani soffici di lana.
L’amore ha il colore degli occhi del piccolo pescatore biondo di San Cataldo che voleva
salvare il mondo e, alla fine, lo ha salvato per davvero.

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